Oceanomare di Alessandro Baricco.

Hi Followers!
Buon primo maggio a tutte/i!
Quest’oggi voglio recensirvi un libro particolarmente interessante.
Si tratta di Oceanomare di Alessandro Baricco.
Personalmente, non ho ben capito se mi sia piaciuto o non mi sia piaciuto, nonostante sia una bellissima storia dagli intrecci incredibili e la proprietà di linguaggio dell’autore mi mandi in estasi ogni volta: ma mi ha lasciato un po’ senza troppe opinioni, nonostante ripeto, come romanzo, è ben strutturato e la storia molto interessante.

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La storia si svolge all’interno di una locanda, la locanda Almayer,
all’interno della quale tutti i personaggi che vi prendono alloggio o ci vivono
vengono a contatto con le proprie paure e con il proprio passato tormentato.
E la presentazione dei personaggi, la descrizione della locanda e del posto di mare in cui è ubicata, vengono date nel primo libro dei tre che compone il romanzo: LOcanda Almayer.
Nel secondo libro, “Il ventre del mare”, si fa riferimento invece ad una fregata francese naufragata, Méduse, dove 147 uomini (che diventano sempre meno via via che la storia va avanti) tentano di salvarsi a bordo di una zattera, in cui si verrà a contatto con uno sfondo decisamente orribile: fatto di morte, vigliaccheria, sofferenza, che portano anche al cannibalismo per istinto di sopravvivenza.
Insomma, immagini tutt’altro che piacevoli per la mente e tutt’altro che leggere!
E’ quì che Baricco parla di uno dei principali protagonisti del romanzo, che non ha niente a che vedere con la locanda, bensì con la zattera: un medico francese, Savigny, raccontando anche la storia di uno dei marinai a bordo di essa, che perderà la donna che amava, raccontato con una sottile divisione di punti di vista, che a mio onesto parere, è una cosa molto difficile da fare in letteratura.
Scrivere, anche solo pochi capitoli, a punti di vista, richiede abilità di osservazione e memoria, poiché è facile perdersi e cadere nel banale, che più banale non si può!

Il tema del mare è molto complicato: è amico-nemico, offre vita e la toglie, regala tranquillità e tempesta.
Con ogni cosa che offre, regala anhe il corrispettivo contrario.
Ha sempre un prezzo da pagare: un po’ come fosse un mercante di anime, ecco.

Nel terzo libro, invece, “I canti del ritorno”, ogni personaggio viene messo a dura prova: i conti con il proprio passato e la rivincita su di esso, sconfiggendo i propri timori, che chi in un verso, chi un altro, impediscono loro di vivere a pieno la loro vita.

I personaggi, più che raccontati, sono dipinti: pennellate pure di colore.
Troviamo la giovane Elisewin, ipersensibile e timorosa di tutto, accompagnata da Padre Pluche, un sacerdote che accompagna la ragazza nel suo viaggio sotto ordine del padre di lei; troviamo il Professor Bartleboom, studioso di limiti che vuol cercare la fine del mare; il pittore Plasson, che è alla strema ricerca del volto del mare, per catturare i suoi occhi e che per dipingerlo usa esclusivamente acqua marina, regalando così alle sue tele, una visione tutta uguale: bianca e trasparente; Madame Deverià, inviata alla locanda dal marito perché ritrovi sé stessa e guarisca dalla malattia del tradimento.

E il mistero di una stanza: di un personaggio che si sa esistente, ma di cui non si conosce nome e volto, che verranno rivelati solo alla fine del romanzo, ma non anticipo altro.

Emergono all’interno di queste pagine temi come la debolezza umana, la fragilità, la paura dei propri limiti e la paura piucchealtro di non sapere come superarli e allo stesso tempo il desiderio di mettere dei punti fermi alla propria vita, il bisogno di dare un volto a tutto quello che non si conosce, il senso di immensità del mare rispetto a noi, piccoli uomini, più piccoli a volte di alcuni abitanti di esso.
Il mare è immensità: è enorme, scuro, infinito.
Dà e toglie.
Un libro inentrato sull’insicurezza umana e sulla rivincita della propria diversità.

Come racconto, come libro è bellissimo.
Niente da dire.
Personaggi dipinti, o sottoforma di note musicali, così che ogni pagina del romanzo, sia come il pentagramma di una grande opera, ma non so dirvi per quale motivo non mi è arrivato più di tanto.
Eppure da un lato mi è piaciuto.
Dall’altro non so dirvi.
Mi ha lasciato un po’ con la bocca storta.

Però lo consiglio, questo si.
E’ sempre piacevole leggere un bel libro.

SP*

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